Le Regioni italiane presentano costi del personale che hanno delle forti oscillazioni in relazione al numero di abitanti servito; anche lo stesso numero dei dipendenti per abitante presenta differenze impressionanti
Le Regioni sembrano enti autonomi avulsi da ogni contesto di riferimento per quel che riguarda le spese per il personale (stipendi, premi, buoni pasto, missioni, rimborsi spese), viste le notevoli differenze che intercorrono fra le varie amministrazioni locali. E’ bene sottolineare che le cifre esposte in tabella non comprendono i dipendenti della sanità, che copre da sola l’80% dei costi regionali: il costo del lavoro del comparto sanità è contabilmente in carico ai bilanci delle Asl.
Si stima che il solo ricondurre entro la media nazionale le Regioni a maggior costo del personale farebbe risparmiare ogni anno 1,3 miliardi di euro di spesa pubblica. Se poi si considera che anche le Regioni più generose con i loro dipendenti contribuiscono alla media, la loro esclusione (causa oggettiva inefficienza) dal computo di un costo medio realistico e accettabile condurrebbe a risparmi notevolmente più elevati. Una razionalizzazione del genere, insieme alla definizione di un numero massimo di dipendenti per abitante, rappresenta un semplice taglio lineare: per definizione ingiusto e metodologicamente non condivisibile, ma in questo caso utile per dare una sforbiciata preliminare a costi palesemente fuori linea. Quindi una prima, semplice riduzione lineare dell’extracosto causato da alcune regioni produrrebbe ben oltre un miliardo di risparmi.
Poi si dovrebbe entrare nel merito, operando tagli selettivi che andrebbero a colpire sprechi, inefficienze e inettitudini: andando a verificare, ad esempio, l’organizzazione delle strutture (per eliminare ridondanze e duplicazioni), le sperequazioni retributive nell’organigramma, i criteri di determinazione del merito e di attribuzione dei premi, bonus e gratifiche automatici ingiustificati. Il solo fatto che il costo medio per dipendente varia da 80mila a 27mila euroindica che molto c’è da armonizzare (e ridurre) in questo ambito.
Infine si dovrebbe analizzare compiutamente il rapporto fra servizi forniti dalle strutture regionali in relazione ai costi sostenuti e alla tassazione regionale imposta ai cittadini per fruire di quegli stessi servizi: i tagli alle spese ingiustificate diverrebbero ancor più selettivi, entrando nella valutazione dell’efficienza delle strutture. Se poi si attribuissero anche delle responsabilità personali per le inefficienze riscontrate, i tagli si estenderebbero anche alle teste dei dirigenti responsabili (metaforicamente).
Il personale delle Regioni
REGIONE | COSTO DEL PERSONALE(IN MILIONI) | COSTO PER ABITANTE(IN EURO) | NUMERO DIPENDENTI | DIPENDENTI OGNI 100MILA ABITANTI | COSTO MEDIO PER DIPENDENTE (IN EURO) |
SICILIA | 1.272,6 | 252,0 | 17.128 | 339 | 74.299,39 |
MOLISE | 62,1 | 194,1 | 770 | 241 | 80.649,35 |
SARDEGNA | 239,4 | 142,9 | 4.090 | 244 | 58.533,01 |
FRIULI | 171,1 | 138,5 | 3.027 | 245 | 56.524,61 |
BASILICATA | 55,6 | 94,6 | 1.002 | 171 | 55.489,02 |
CALABRIA | 170,7 | 84,9 | 2.611 | 130 | 65.377,25 |
UMBRIA | 64,8 | 71,5 | 1.353 | 149 | 47.893,57 |
TOTALE ITALIA | 3.825,0 | 64,3 | 64.199 | 108 | 59.580,37 |
ABRUZZO | 78,9 | 58,8 | 1.516 | 113 | 52.044,85 |
CAMPANIA | 328,9 | 56,4 | 6.224 | 107 | 52.843,83 |
LAZIO | 270,2 | 47,2 | 3.578 | 62 | 75.517,05 |
MARCHE | 72,2 | 46,1 | 1.386 | 89 | 52.092,35 |
PIEMONTE | 203,0 | 45,5 | 2.964 | 66 | 68.488,53 |
PUGLIA | 167,6 | 41,0 | 3.036 | 74 | 55.204,22 |
TOSCANA | 144,1 | 38,4 | 2.596 | 69 | 55.508,47 |
LIGURIA | 57,0 | 35,3 | 1.154 | 71 | 49.393,41 |
EMILIA ROMAGNA | 151,5 | 34,2 | 2.976 | 67 | 50.907,26 |
VENETO | 144,0 | 29,2 | 5.342 | 108 | 26.956,20 |
=LOMBARDIA | 171,5 | 17,3 | 3.446 | 35 | 49.767,85 |
BOLZANO* | 1.027,3 | 2.023,7 | 16.954 | 3.340 | 60.593,37 |
TRENTO* | 764,2 | 1.443,4 | 15.612 | 2.949 | 48.949,53 |
VALLE D’AOSTA* | 240,5 | 1.875,3 | 2.962 | 2.310 | 81.195,14 |
* valori non confrontabili a causa delle diverse competenze (non inseriti nel calcolo nazionale)
Fonte: Il Sole 24 Ore (elaborazione su dati Ministero Economia)
Dalla tabella appaiono chiaramente le cifre fuori misura della Valle d’Aosta e del Trentino. Correttamente non è possibile confrontarle con quelle del resto d’Italia, data la differenza nelle funzioni svolte, ma è evidente che anche enti simili fra loro presentano dati medi molto discordanti. A Trento il costo pro capite è così elevato da sembrare inventato; ad Aosta i dipendenti sembrano essere ricoperti d’oro; in tutte e tre le Province saremmo curiosi di sapere come reagirebbero i residenti se dovessero sostenere di tasca propria tra i 1.400 e i 2.000 euro (a testa) per mantere in vita le strutture pubbliche come oggi sono organizzate. In ottica di tagli lineari, non si comprende per quale motivo esista una Provincia di Aosta (coincidente con le Regione) e la regione Trentino Alto Adige (visto che le Province sono autonome). Il caso della Sicilia non consente di fare commenti di alcun tipo: anche qui i numeri parlano purtroppo da soli (oltre 1,2 miliardi di spesa annua). In generale le Regioni a statuto speciale non sono esempi di virtù in ottica di oculato impiego delle risorse pubbliche.
Impressionante il caso del Molise, Regione che trova vaghe giustificazioni geografiche e di fatto per le propria esistenza e che pur riesce a risultare più costosa di alcuni enti a statuto speciale e a pagare mediamente i prorpi dipendenti più di ogni altro. In generale le Regioni più piccole (anche se non tutte) hanno un costo pro capite maggiore, dato che induce a far riflettere sui benefici di una massa critica minima e quindi sull’opportunità di mantenere in vita un numero così elevato di enti regionali.